Nel mio lavoro quotidiano di Digital Strategist spesso mi trovo a coordinare e guidare professionisti che sono totalmente antitetici alla mia natura analitico ingegneristica.
Designer, Copywriter, Social Media Manager fanno, giustamente, della creatività il loro punto di forza e vedono nella mia persona e nelle mie imposizioni/restrizioni quel “dittatore” che limita e depaupera di qualità il loro lavoro finale.

Fare ad un Designer richieste tipo:
– la percentuale di testo nell’immagine per la campagna pubblicitaria X non deve superare assolutamente la quota del Y
– nella grafica Zil logo del cliente deve essere assolutamente visibile e deve essere posto in alto a destra

Fare ad un Copywriter richieste tipo:
– il testo per il guest post X deve essere lungo almeno di 1200 parole e deve contenere un link nel primo e ultimo capoverso
– Il titolo della Newsletter Y deve contenere nei primi 50 caratteri il nome del cliente

Fare ad un Social Media Manager richieste tipo:
– il testo del prossimo post su Facebook deve essere lungo al massimo 120 caratteri

…. e potrei continuare all’infinito e associandolo ad altre figure professionali

Tutte queste richieste sono sempre state mal viste e fonte di interminabili, e futili ovviamente per il mio modo di vedere, discussioni. 
Ovviamente alla fine, più per sfinimento che altro, si finiva sempre per arrivare ad un compromesso che portava quasi mai ad un buon risultato finale in quanto non fondato su valide motivazioni.

Per quanto mi riguarda ho sempre trovato la cosa frustrante perché non riuscivo mai a far capire che le limitazioni che imponevo non erano frutto della mia vanità ma figlie di studi, analisi o regole che gli strumenti che andavamo ad utilizzare imponevano. 
Di contro la risposta più gettonata era sempre la stessa: quelle limitazioni sono macigni alla creatività che vanno a rovinare totalmente la qualità del risultato finale.


La soluzione insperata

Per superare questa impasse, quasi casualmente, mi è venuto in aiuto un vecchio video TED nel quale l’artista Phil Hansen spiega come una limitazione fisica, dovuta ad una malattia, lo abbia indotto prima ad interrompere la sua carriera da artista e come, solo dopo aver accettato quella sua limitazione, abbia ripreso a fare arte forse anche meglio di prima.

Phil Hansen — Accettare il tremore

Le limitazioni possono sembrare la cosa più improbabile per sviluppare la creatività, ma forse è uno dei modi migliori per liberarci delle abitudini, ripensare le categorie e sfidare le regole comuni. — Phil Hansen


Ovviamente questo video motivazionale e ispirazionale ha dei valori ben più elevati rispetto a quelli “futili” di far passare dei vincoli in ambito lavorativo ma personalmente mi è stato di grande aiuto a comunicare con persone che fanno della creatività e della libertà il proprio stile di vita, qualcosa che apparentemente sembra una limitazione invalicabile.

Tags: